La linea è semplice:
- parti figo;
- continui molto figo;
- arranchi;
- cammini.
Il camminare non fa parte del DNA del corridore, spesso è vista come una sconfitta. E domenica ho perso. Non è tanta strada, 21 km li ho corsi regolarmente un sacco di volte ma quelle che contano sono poche e, nonostante i mesi di preparazione, sono state fallimenti rispetto alle aspettative.
Ma ci sono due vie:
La consapevolezza, fa molto zen e la si raggiunge quando si comprende che "...perseverare è diabolico". Quando sbatti la testa contro il muro cercando di sbriciolarlo ma il muro resta, allora diventi consapevole che il muro è troppo duro per disintegrarsi. La prossima volta non ci sbatterai più la testa. La naturale conseguenza cui potrebbe pensare una persona ragionevole sarebbe rivedere l'obiettivo e i mezzi e, rendendosi conto che non c'è modo di farcela, virare verso traguardi raggiungibili.
L'ostinazione, quando non vi è l'umiltà caratteristica della consapevolezza l'essere umano tende a credere possibile l'impossibile. Alla seconda testata il muro un pò si crepa. Essere tronfio e superbo non fa parte di me, ma oltre ogni logica adesso mi ostino.
Ora l'umiltà mi guida, ma l'ostinazione mi tenta. Il pensiero di darmi al biliardo mi ha abbandonato la sera stessa, e mi sono trovato a cercare un altra prova per vedere quanto può reggere la mia testa. Non ho controllato il pedale dell'acceleratore bloccando quella voce che urla "Sei in grado!", ma l'ho assecondata mentre mi guidava verso la prossima meta. La meta che potrà nutrire la mia parte tronfia, ma non potrà distruggerla in nessun caso.
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