Ma i tempi sono cambiati, e inizierò parlando di quel che amo fare.
Sono un corridore, un podista che la Domenica mattina si sveglia e senza alcun motivo apparente si veste da semaforo e girovaga senza meta inzuppandosi i piedi in pozzanghere fangose per tutto il tempo che le gambe gli consentono. Spesso e volentieri i non addetti ai lavori giudicano pazzo colui che si sottopone questa sorta di atto "masochistico" sottraendosi a un paio d'ore di sonno e a una colazione reale, e questi profani spesso sono assimilati agli stessi corridori per una cosa:
non si pongono mai la fatidica domanda "MA PERCHE'?"

Invece scopri di essere capace di svegliarti alle sei di mattina e buttarti sulla strada ghiacciata per allenarti. La corsa ti entra nel sangue, il cervello brama endorfine tanto quanto lo stomaco si contorce per la fame.
Corri perché non puoi farne a meno, mettere un piede davanti un altro non è più semplice "mantenere la forma" ma un riflesso del tuo subconscio.
Ecco, io mi colloco più o meno qui, nel punto di non ritorno. E questo diario servirà a incanalare tutti i miei vagheggiamenti su questa stupenda necessità.
Nessun commento:
Posta un commento